presentazione critica di Vinny Scorsone
Sulle Ali di un angelo – Perlustrazione
del sentimento del divino
Cosa è sacro e cosa non lo è?
È un interrogativo che spesso mi pongo davanti alle opere d’arte
che hanno come oggetto rappresentazioni sacre.
Difficile è catturare e fissare sulla tela (o in una scultura)
ciò che si può definire spirituale e pochi riescono in tale
impresa.
Rudolf Otto nella sua opera del 1917 intitolata " Il sacro. L’irrazionale
nella idea del divino e la sua relazione al razionale " esprime una
posizione di matrice fenomenologica riguardo alla tematica religiosa.
Il sacro, riconosciuto come "ciò senza cui la religione stessa,
ogni religione, non sarebbe", è una categoria estremamente
complessa e ricca di sfumature. Otto enuncia la propria definizione del
sacro come mysterium tremendum et fascinans, il mistero che incute timore
e contemporaneamente esercita fascino.
Certo forse prendere a prestito gli scritti di Otto Rudolf (1896-1937),
che fu anche professore di teologia protestante, per presentare una mostra
intrisa di cattolicesimo, ai più potrebbe sembrare azzardato, ma
non credo lo sia poiché il concetto di sacro travalica ogni tipo
di religione e di credo.
Per Otto, difatti, la religione "comincia con se stessa", e
non può essere compresa a partire da qualcos'altro: bisogna perciò
indagare su "ciò che ne costituisce l'intima essenza".
Scriveva Jung in proposito: "Clientela di tutte le parti del mondo
mi ha consultato e non ce n’è stato uno solo il cui problema
sostanziale non fosse quello del suo atteggiamento religioso verso la
vita, quello del suo rapporto col sacro, col trascendente.
Tutti si ammalano perché hanno perduto questo contatto, quello
che un tempo garantivano le religioni vive, e nessuno guarisce veramente
se non riesce a raggiungere un atteggiamento religioso".
Quello del sacro e della sua rappresentazione è un problema che
è sempre stato molto sentito dalle religioni e dagli artisti che
in esse hanno operato, tanto da determinare la nascita di numerosi simboli
grafici.
Nella religione ebraica, per esempio, si preferisce rappresentare la divinità
come logos.
Nella Bibbia è scritto: “Non avrai altri dèi di fronte
a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è
lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla
terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra”
(Es. 20, 3-4) e questa motivazione è presente anche nell’arte
sacra dell’Islam che, perciò, trasmette il sacro attraverso
le rappresentazioni geometriche simboliche.
Parlando, invece, di arte sacra cattolica, gli esempi potrebbero essere
sterminati, così come le motivazioni che nei secoli hanno portato
alla nascita di numerose raffigurazione derivanti direttamente da culti
pagani di origine romana ed ellenica.
Sacro e rappresentazione di esso. Ciò che è spirituale e
ciò che è solo immagine.
“Sulle ali di un angelo” prende spunto da una canzone di Fabrizio
De Andrè (il sogno di Maria) in cui il rapporto tra il sacro e
il profano è vissuto in maniera molto reale ed intensa. La natura
di questa ambivalenza è la chiave per leggere questa mostra e la
nostra stessa esistenza sempre in bilico tra le due posizioni.
Partendo dalla vita di Cristo, gli artisti hanno dato la propria originalissima
rappresentazione di quell’inafferrabile e sottilissimo filo divino
che lega la vita di ognuno di noi, poiché ogni singolo momento
della nostra vita è sacro e noi stessi lo siamo.
In questa mostra il tempo si è ripiegato su se stesso provocando
un azzeramento temporale in cui il principio e la fine coincidono. L’alfa
e l’omega si sono incontrate ma l’omega non è la fine
di ogni cosa ma l’inizio di un nuovo stato dell’anima.
In una rappresentazione di spazio-tempo circolare gli artisti hanno condensato
un’intera vita.
I momenti salienti della vita di Cristo sono stati rappresentati, dagli
artisti, contemporaneamente. La nascita, la vita, i miracoli, la morte,
la parola sono stati trattati in maniera ora fantastica ora drammatica.
Angeli annunzianti la nascita del Salvatore si sono ritrovati a coincidere
con la schiera divina che riporta Cristo in cielo dopo la morte; la madre
tenera che abbraccia il figlio appena nato è la stessa che ne sorreggerà
il corpo al momento della deposizione; la Maddalena è la Veronica;
la stella cometa diventa il simbolo dell’ascesa al Padre; la croce
è il corpo del Redentore stirato e tormentato nell’attesa
di una nuova rinascita; il Verbo è diventato nutrimento; le vesti
candide si sono tinte di rosso; il passato e il futuro sono un’unica
cosa e noi, nel nostro presente, assistiamo inerti al miracolo che si
compie.
Ierofanie divine del nostro tempo, un tempo flagellato dalle guerre e
dalle crisi (spirituale, economica etc.), fatto di tutto e del suo esatto
contrario.
Servendosi dell’emozione che un’immagine provoca in chi la
sta guardando, gli artisti hanno ricreato una sorta di Via Crucis dell’esistenza
di ogni singolo uomo.
Il simbolo è assurto a narratore principale facendosi latore di
un messaggio di speranza e di denuncia.
Il simbolo è forza, potenza. È l’universalmente noto,
è esso stesso il sacro.
Rappresentazione iconografica o presenza divina?
Semplice arte o transustanziazione pittorica?
Difficile dirlo, ma il culto e la venerazione che una gran moltitudine
di persone in tutto il mondo rivolge verso le icone sacre sa già
di miracolo. Un miracolo che trascende l’oggetto e travalica il
reale, che genera comunione con il divino e lo rende parte integrante
della nostra famiglia.
In questo periodo dell’anno in cui si celebra la nascita di Gesù,
si è pensato di dare vita ad una mostra fatta di storie personali.
Ogni artista ha scelto e privilegiato un aspetto del racconto cristiano
inserendovi la propria coscienza e la propria fede.
Una notte, sulle ali di un angelo, Maria ha conosciuto l’Altissimo
e ne ha fatto carne tramutando lo spirito, immateriale, in pura materia
pulsante.
Isola delle femmine, 29 novembre 2008 Vinny
Scorsone
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