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A
CURA DI
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dal 23 giugno al 18 luglio 2012
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“VISITARE
LA PAROLA”, MOSTRA COLLETTIVA ALLA FONDAZIONE LA VERDE |
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Alla
Fondazione La Verde La Malfa di San Giovanni La Punta (CT) Via Pietro
Nicolosi n. 29 località Trappeto è in corso la mostra “Visitare
la parola”. Dodici artisti di diversa estrazione hanno dato vita
ad una mostra interessantissima dedicata alla parola ed al suo significato. Sulle parole e sul loro significato spesso si litiga in quanto non abbiamo certezza che ciò che diciamo sia esattamente quello che vorremmo dire. Ad esempio in arte: quando usiamo il termine impressionismo, intendiamo comunemente affidare a questa parola il senso diffuso che è legato a quegli artisti della seconda metà del XIX sec. che volevano riprodurre sulla tela le sensazioni e le percezioni sintetiche di un paesaggio in relazione alle ore del giorno ma anche alle stagioni dell’anno (sole, nebbia, pioggia etc.). Neoimpressionismo, parola molto simile alla precedente, è invece un movimento artistico nato in Francia nello stesso periodo ma con l’intento di sviluppare i principi dell’impressionismo. Uno degli elementi basilari del neoimpressionismo fu la massima luminosità coloristica di ogni lavoro, secondo l’dea impressionista. Il postimpressionismo, al contrario, non è uno stile o corrente artistica ma semplicemente un termine convenzionale (un’etichetta per individuare un periodo cronologico 1880/1900 circa) per indicare esperienze figurative nate dopo il fenomeno dell’impressionismo. Denominatore comune con l’impressionismo è l’averne in moltissimi casi assorbito lo stile. Senza volere comunque fare della dietrologia il dato è che spesso usiamo parole per indicare comunemente un periodo storico. Nel linguaggio parlato sovente ci accade però di incappare nell’oramai diffuso sgarbismo, di coloro cioè che della parola fanno il sancta sanctorum del vivere umano. Nell’era di una comunicazione massmediatica, delle password, delle userid, degli account, dei login, senza regole grammaticali o di punteggiatura, perdersi in una discussione tra impressionismo, neoimpressionismo o postimpressionismo è cosa abbastanza facile con conseguenze incongruenti. Certo che a volere essere pignoli non si può dire che in questi ultimi anni non ci sia stato un abuso della parola e della sua cosiddetta “quadratura”. La quadratura delle parole fu per Alighiero Boetti elemento fondamentale di gran parte della sua esperienza artistica. Per lui l’arte era la parola. L’ha usata infinitamente soprattutto negli arazzi degli anni Ottanta e Novanta. Al contrario Emilio Isgrò la rifiuta, la copre. Le sue carte geografiche, hanno i riferimenti a luoghi che si conoscono ma che, coperti, fanno “perdere” i punti certi. Lo stesso dicasi per le sue oramai famosissime cancellature; cerchiamo avidamente il senso di tutto ciò che l’artista ha cancellato forse però dovremmo trovare altri spunti nella parola che Isgrò ci lascia da leggere, dovremmo visitarla, indagarla, comprendere fino in fondo quale può essere il messaggio oltre il quale la parola stessa si nutre del suo significato. La mostra in corso alla Fondazione La Verde La Malfa fino al 18 luglio 2012, curata da Vinny Scorsone, offre uno spunto notevole di riflessione sulla parola ma, soprattutto, sul segno come nel caso degli artisti Alfredo Rapetti e Giuseppina Riggi che usano lo spazio per i loro lavori. Grafemi di parole sconosciute. Ripetizioni spigolose e ossessive in un caso, suadenti e accattivanti nell’altro. In Filli Cusenza, la cui produzione artistica (in particolare quella legata alla FiberArt) l’ha portata ad esporre in sedi prestigiosissime sia in Italia che all’estero, troviamo segni grafici che hanno il sapore di antichi alfabeti da decriptare. Superba, decisa, fantasmagorica è la scrittura, in quanto parola, usata da Franco Spena: egli inserisce elementi di contemporaneità e consumistici senza riserve, nel suo mondo fatto di lettere e segni. La pubblicità cartellonistica affascina questo artista diventando spesso egli stesso icona pop. Meditativo, quasi cerebrale, è il lavoro in mostra di Giuseppe della Ventura. Ama definirlo con il termine “Codice Rosso”. Rosso come il colore tanto amato dei fenici, sinonimo di lusso del potere civile e religioso. Sezionata ci appare la parola di Salvatore Pizzo. Egli affida alle immagini il suo mondo e il suo modo di esprimersi raffinato, le sue pause, i silenzi tra immagine e immagine diventano parole. In Franco Nocera la parola assume il suo significato poetico, si coniuga nella sua lingua madre: “Alba della mia vita / t’ho amato con tutto il mio cuore / con tutto me stesso …..” il poeta parla alla sua amata, le parole diventano linguaggio. Non fa mistero, non occorre decriptazione per identificare i codici della parola in Giusto Sucato. Egli prende a prestito pagine di un antico testo ricomponendole, arricchendole con il suo alfabeto antropologico. Ilia Tufano, presente con un ”libro oggetto”, accetta raccontando nel suo album acquerellato pensieri e parole in libertà; mentre Enzo Patti – anch’egli partecipe in questa mostra “visitare la parola” con due lavori: “Anima” e “T.E.M.P.O.”- affronta le questioni più spinose di questo secolo: l’anima e il suo tempo. Sono contenuti sociali, poetici e culturali. Altrettanto sociali sono i contenuti delle opere di Giovanni Iudice: nelle sue opere bisogna entrarvi dentro per leggere lo sguardo, la drammaticità e la disperazione dei suoi clandestini che mettono in moto pensieri e parole di accusa verso chi ha il potere e lo esercita usum delphini. Graffiti, parole di matrice greca, rimandi alla propria tradizione religiosa e culturale sono le opere di Tanina Cuccia. Eleganti e semplici, allo stesso tempo, sono le sue madonne come “sopravvissute” all’incuria del tempo e degli uomini, l’artista ce le restituisce “lacerate” e bellissime. Una mostra nella quale la parola è segno. Scrive la curatrice del testo in catalogo: “I segni presero forma nota, divennero curve sinuose di un corpo, vibrazioni musicali, libro, frastuono, formula magica, totem, graffio, testimonianza, ponte tra passato e futuro, così “accettarono” di disporsi alle pareti della galleria”. La mostra è visitabile fino al 18 di luglio 2012 dalle ore 17.00 alle 19.00 festivi esclusi telefonando al n. 095 7178155 o 347 3359327 Catalogo gratuito. |
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