Inaugurazione
sabato 29 maggio 2010
Casa della Divina Bellezza,
Via Roma 7,
Forza D’Agrò (Me) ore 18,00
Orario
visite: venerdì 17,00-19,30; sabato 10,00-12,00 e
17,00-19,30 ;
gli altri giorni è possibile visitare la mostra per
appuntamento.
Info-
Alfredo La Malfa cell. 347 3359327
tel.094 2721028
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FRAMMENTI-MEMORIE
Lo scorrere del tempo consuma i colori, le superfici, le immagini.
Le epoche hanno ormai abraso i muri.
Su vecchie pareti, frammenti di icone, superstiti dei secoli, rimangono
tenacemente ancorate all’intonaco.
In una gara senza fine, oblio e memoria si contendono il presente rubando
o preservando tracce umane.
Tanina Cuccia ascolta il tempo, ne contempla lo scorrere lento e vorace.
Le sue icone sacre sono da esso sfaldate, consunte, rarefatte. Immagini
tangibili e simboli si fondono su superfici ormai rovinate abbracciando
la stessa sorte. Eppure, tra tanta rovina, l’immagine mantiene intatta
il suo vigore, la sua sacralità. Tuttavia il sacro è “scarnificato”,
ammalato, quasi come fosse stato un fiore distrutto dalla gente per cercarne
la fonte del profumo. Ora bisogna prendersene cura, accudirlo amorevolmente
affinché non peggiori.
Apparizioni provenienti da altre epoche e culture, le sante di Tanina
Cuccia offrono allo spettatore un silenzio carico di spiritualità.
L’icona è stata stravolta dall’artista, consunta. Il
santo guerriero è stato lacerato, ma non sconfitto.
Su antichi muri, il senso del sacro si rarefà lentamente.
I frammenti di Tanina Cuccia, così come i dipinti, sono trasposizioni
immaginarie ed elaborazioni concettuali di antiche icone, epifanie di
un mondo in via di distruzione ma tenacemente ancorato al presente.
L’origine Arbëreshë di Tanina e il suo passato di pittrice
di icone hanno influito molto sulla sua formazione d’artista contemporanea.
Il legame tra passato e presente è una costante del suo lavoro
così come la presenza di figure sacre. Ma il suo lavoro va oltre
la rappresentazione classica dell’icona bizantina. Lei le icone
le ha studiate, restaurate, ne ha analizzato la materia, le ha “scavate”
e “scoperte” in ogni singolo elemento e ne ha fatto simbolo
della contemporaneità.
Nelle sue opere, l’ocra, il rosso, il blu lapislazzulo, il rame
ossidato (dalla preziosità ormai consunta) si contendono la scena
così come gli sguardi lontani e tristi (ma al contempo gentili)
dei santi, persi nel vuoto della contemplazione, quasi consci della loro
condizione precaria.
L’icona di Tanina Cuccia è la rappresentazione non solo dello
sfaldamento del concetto stesso del sacro ma è anche la raffigurazione
pittorica della condizione umana.
In un epoca in cui ogni certezza è messa quotidianamente a dura
prova e in cui il nostro animo si trova dibattuto tra stimoli e “chiamate”
differenti, noi stessi siamo frammenti. Frammenti di ciò che siamo,
di ciò che avremmo voluto essere. Deboli strati pittorici attaccati
a quell’unico pezzo di intonaco sopravvissuto alle guerre, al tempo,
all’umidità che ammorbidisce e sfalda finanche la nostra
sinopia.
Non carta giapponese, per frenare il distacco dei frammenti, ma strisce
di giornali, quasi fossero cime gettate dall’artista, all’immagine
e a se stessa, per impedirne il naufragio mnemonico.
Angeli, santi, Madonne col Bambino sono lo specchio che ci permette di
guardare dentro le nostre anime tormentate, contemplando un mondo aureo
che ogni giorno si fa sempre più lontano. Il tempo passa e noi
assistiamo inerti al nostro sfaldamento limitandoci a sognare l’avvento
di un’epoca differente in cui ogni cosa riacquisti il suo primigenio
valore.
Isola delle
femmine, aprile 2010 Vinny Scorsone
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